2012 – Sicilia Queer Filmfest

L’altra altra metà del cielo…Continua è stato presentato al Sicilia Queer FilmFest 2012.

Andrea Caramanna ne ha parlato su Sentieri Selvaggi:

Che ci sia una profonda mutazione nelle modalità di espressione del lesbismo è sotto i nostri occhi. Sembra quasi una lotta contro tutto e tutti. Le lesbiche subiscono più di tutte, è più o meno quanto afferma Maria Laura Annibali nel suo L’altra metà del cielo… continua, diretto da Laura Valle e sceneggiato dalla Annibali, qui presente al festival. Alla fine della proiezione, gentilissima e dolce, chiede agli spettatori se è piaciuto il film. Che è uno dei documentari più intimi visti in queste giornate. Magari ci si oppone a una forma non troppo curata da orpelli (a cui siamo ormai abituati), per scoprire, come ha suggerito il direttore artistico Alessandro Rais, che la Annibali è un corpo ingombrante come quello di Michael Moore. È lei stessa ad intervistare nel film alcune donne, sette in tutto, appartenenti a generazioni diverse, con amori ed esperienze che riescono a demolire ogni stereotipo su un tipo di sessualità. Che è sempre difficile da etichettare, limitare da caratteristiche ed elementi che possono completamente variare da una esperienza all’altra, da un individuo all’altro. Una continuazione de L’altra metà del cielo del 2009 che ci voleva e della quale si ha bisogno, perché si ha la sensazione che in pochi anni cambi veramente tutto. Non a caso sono proprio i riferimenti storici al lontano passato a testimoniare quanto il lesbismo fosse nascosto. La più importante leader del movimento LGBT in Italia, Imma Battaglia, ci racconta con suprema ironia, la passeggiatina di molti anni fa con un’altra ragazza e i rispettivi fidanzatini, maschietti che non si accorgevano di nulla: mentre le loro ragazze si tenevano teneramente per mano, i “fidanzatini” ufficiali erano impegnati in altre discussioni, magari quelle tipiche dei maschietti. Ma c’è anche la testimonianza importante sull’inseminazione di una donna che deve lasciare l’Italia per reclamare un diritto sacrosanto. E poi il confronto con una donna cino-portoghese che mette l’accento sulle ritrosie che contraddistinguono le lesbiche italiane, forse causate da una cultura fortemente oppressiva. La Annibali è straordinaria nella sua leggerezza, quando ascolta e pone domande alle sue interlocutrici. È un modo sublime di mettere a proprio agio, personaggi in scena e spettatori che condividono le emozioni dei protagonisti“.